de zerbi foggiaFOGGIA (di Gabriele De Pandis) – Ad analizzare la semifinale di ritorno dei play off tra il suo Foggia ed il Lecce è il tecnico Roberto De Zerbi che attacca subito: “Quando non sblocchi il risultato te la puoi trascinare. Abbiamo eliminato una grande squadra che ha più esperienza di noi e abbiamo fatto un gran match per portarla a casa. Il Lecce può andare su ogni campo e vincere 2-0. Il gol di Riverola, l’azione di Sarno ma anche quella nel primo tempo di Di Chiara sono state delle bellissime giocate. Sono contento però perché ce la siamo giocata, non siamo stati sparagnini. Volevo giocarmi la partita, piuttosto che risparmiarmi, preferivo essere eliminato. Quello che ci ha contraddistinto in questi due anni è la mentalità, non la voglio mai perdere, neanche in finale. Perderemmo l’identità. Il Pisa? Non penso che Maceratese e Pordenone siano inferiori a Lecce ed Alessandria. La Maceratese ha fatto un gran campionato e il Pordenone è guidato da un ottimo allenatore. Non conosco per niente il Pisa, oggi non ero con la testa alla finale… Ora andremo lì e faremo la partita rispettando l’avversario. Ho recuperato Angelo, riprenderò Agostinone e finalmente alzerò l’intensità dell’allenamento, caratterizzato sempre da ranghi ridotti. Vacca, Gerbo, Agnelli e Iemmello non si sono allenati bene, questa cosa l’abbiamo pagata nel secondo tempo di Lecce. Tiriamo su l’intensità e pensiamo alla finale. Abbiamo preso gol su errore tecnico di Gerbo, ma è colpa mia. Io gli dico di giocare sempre con la palla a terra. Non posso mettere pressione ai giocatori al primo errore. Riverola? Dovete parlare voi di lui. Col senno di poi è facile, ma lui, insieme a Coletti difensore centrale, è un elemento che dà ragione a me e al lavoro di Di Bari. Riverola è stato bravissimo per carattere e personalità, è il migliore da questo punto di vista. La cattiveria è avere un passo migliore dell’avversario”.

Quindi una stoccata alla tifoseria giallorossa: “La città di Foggia voleva vincere questa partita, più della città di Lecce, questa è una motivazione grandissima… Ho incontrato Gattuso in un’occasione, è stato disponibile, gentile e soprattutto umile. Cosa mi aspetto? Di giocarla come se fosse una partita di campionato. La cosa bella è che sappiamo tramutare in modo positivo la pressione, senza pressione vado dallo psicologo, vuol dire che non ti stai giocando niente. Saper gestirla dà maggiori attenzioni, più spinta. È una conquista, voglio la pressione del pubblico che ti dà la carica giusta. La gente ha capito che la squadra ha dato tutto, apprende più di noi. I 17mila sugli spalti e le migliaia in piazza? Mi fa venire la pelle d’oca, oggi c’era Carannante (ex capitano del Foggia e allenatore) e ho chiesto un suo punto di vista sull’entusiasmo e mi ha detto che c’è un’altra fame di vittoria rispetto ai tempi nostri. Abbiamo evitato la spada di Damocle della delusione della gente domani. Dobbiamo viverla al massimo, magari penseremo in maniera bella tra qualche anno ricordando questi giorni. Il mio futuro con le voci che parlano del Crotone? Non so se farò l’allenatore di alto livello o basso, ma quello che sono qua lo sarò sempre. Qualcuno mi ha chiamato ma non ho pensato ad altro che non fosse la partita del Foggia. Quando finirà il campionato vedremo, non scendo a compromessi con nessuno. Potrei rimanere qui anche in C e potrei andare via anche in caso di promozione. Ho già perso squadre di categorie importanti spostando la decisione al di là di quest’anno. I treni non passano una sola volta, se sei una persona per bene i treni passano ogni 10’. Qui non mi manca niente, sento mio tutto. Se questo non coincide, andrò via”.

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